Il viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti : “Se
Roma – Le lettere di licenziamento arrivate a 257 operatori del San Raffaele di Velletri hanno scatenato sgomento e disperazione per centinaia di famiglie. Una catastrofe occupazionale annunciata da tempo, ma alla quale si sperava che le istituzioni territoriali avrebbero posto rimedio.
Rabbia e sgomento traspaiono dalle parole di Carmine Celardo, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Ci schieriamo con decisione e fermezza al fianco dei lavoratori dell’ospedale laziale, i quali tra l’altro operano lodevolmente da anni in condizioni sfavorevoli. Occorre ricordare infatti che quello di Velletri, al centro di numerose inchieste, è solo un frammento dell’organizzazione ospedaliera nazionale del San Raffaele, che avrebbe dovuto evitare tutto questo. La cosa più grave è che si chiude la clinica in questione e non si fornisce ai lavoratori una reale alternativa. Per alcuni è previsto il trasferimento a Cassino, che dista oltre duecento chilometri da Velletri, altri saranno assorbiti dalle varie strutture del San Raffaele in giro per la regione”.
In mattinata, alcuni dipendenti si sono incatenati al cancello della clinica, protestando contro le centinaia di licenziamenti in corso e richiedendo un’incontro con le autorità politiche ed amministrative responsabili.
“Da tenere in considerazione – osserva l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - che gli operatori del San Raffaele di Velletri percorrono già quotidianamente almeno 30/40 chilometri per raggiungere il posto di lavoro, visto che il sito non è raggiunto dal trasporto pubblico locale. Figuriamoci se verranno trasferiti a Cassino, non dimenticando che si parla di OSS con contratti struggenti, costretti a trasferimenti forzati poiché senza scelta.
La viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “Nella pur condivisibile analisi Svimez, si trascura però un fenomeno sostanziale, la criminalità organizzata”
Roma - Il Paese arretra e il Mezzogiorno ne risente come mai. I dati dell’ultimo rapporto Svimez parlano chiaro, sottolineando come la scarsa natalità, una disoccupazione reale al 25% che causa la massiccia emigrazione verso il Centro-Nord e l'estero, rischiano di trasformare il Mezzogiorno in un'area spopolata, sempre più anziana e dipendente dal resto del Paese: nel 2050 quasi un abitante su cinque avrà più di 75 anni.
“La complessità del documento redatto ogni anno dallo Svimez – osserva Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti - si propone di fornire uno strumento di valutazione e d’intervento per lo Stato, con l’obiettivo di porre una soluzione alla sempre annosa questione meridionale. Nella pur condivisibile analisi dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, si trascura però un fenomeno sostanziale, la criminalità organizzata. Dalle mafie dei colletti bianchi ai sistemi malavitosi che soffocano l’emergere di economie oneste e che impediscono qualsiasi forma di sviluppo.
Secondo il rapporto, benché nelle regioni meridionali siano presenti meno del 30% degli occupati italiani, si riscontra il 60% delle perdite di lavoro causate dalla crisi.
“Al Sud – seguita l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - non si può parlare di occupazione, di crescita industriale, di trasporti, senza parlare di mafie, che generano business colossali in ogni settore. L’incessante esodo dalle regioni meridionali è una delle conseguenze più rilevanti di questo Sud – sottolinea
Il presidente del movimento Antonello De Pierro esprime la sua solidarietà al responsabile per il Lazio e per
Roma - Una gravissima tragedia ha colpito Vittorio Marinelli, responsabile per il Lazio e per
A testimoniare la vicinanza di tutto il movimento a Vittorio Marinelli e alla sua famiglia è intervenuto il presidente Antonello De Pierro: “Alla luce dei fatti emersi, tutti naturalmente da accertare, parlare di analogie con il caso Aldrovandi mi sembra un po’ azzardato, lì si trattò di violenza gratuita, deprecabile e brutale contro un ragazzo inerme in una congiuntura di grave sottomissione psicologica della vittima, con la capacità di reagire annientata dal terrore del frangente e dal dolore delle percosse, da parte di quattro agenti che purtroppo, per quanto ne sappia, sono ancora in servizio. Qui la situazione è molto diversa, se non nella causa del decesso, che con ogni probabilità è da attribuirsi a ipossia per compressione toracica a causa della postura a cui la vittima è stata costretta suo malgrado. Ciò non toglie che, in base agli elementi testimoniali oculari riferitici da Vittorio, qualcosa nell’applicazione del protocollo procedurale sia stata disattesa. Indubbiamente qualcuno ha superato i limiti concessi dalla codifica normativa. Il tutto, compreso l’inspiegabile ritardo dell’ambulanza, ha causato la morte di una persona. Se ci sono state delle responsabilità auspichiamo che vengano accertate e che chi ha sbagliato paghi in maniera esemplare. Eventi tragici come questo in un paese civile non possiamo accettare che avvengano, è necessaria una maggiore professionalità, perché purtroppo l’approssimazione e la superficialità regnano sovrani. Ci stringiamo attorno a Vittorio Marinelli, che è una delle colonne portanti dell’Italia dei Diritti, e alla sua famiglia, condividendo il dolore per la grave perdita subita e soprattutto l’impegno affinché, per una vita spezzata troppo presto, sia fatta giustizia, dopo aver appurato le eventuali colpe dirette o indirette”.
Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti: “Spero che in questi ultimi 15 giorni si manifesti un coinvolgimento spontaneo da parte di partiti, associazioni e cittadini per la raccolta firme, affinché si abbia la possibilità di scegliere chi ci debba rappresentare e fare le riforme necessarie per il Paese”
Roma – Continua la raccolta per le 500mila firme a favore del referendum contro il ‘Porcellum’, l’attuale legge elettorale, che prevede l’elezione dei parlamentari senza l’espressione del voto di preferenza da parte dei cittadini chiamati alle urne. La mobilitazione vede impegnate numerosi partiti politici e movimenti civici, come la stessa Italia dei Diritti Anima del comitato è anche questa volta Mario Segni.
Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti, ha così commentato: “Riconosciamo che la grossa mobilitazione per la raccolta firme a favore della nuova legge elettorale è stata anche questa volta dall’Italia dei Valori, che in tutto il Paese ha messo insieme la metà delle firme necessarie.
Ho una polemica da fare. In molti quartieri di Roma sono stati allestiti tavoli per la raccolta da parte di varie organizzazioni, dando significativamente la possibilità ai cittadini di firmare, tra cui anche a persone che fanno parte dei partiti di destra. Credo che questa sia una situazione sorprendente. Ma il Pd, che rappresenta la compagine politica più grande rispetto alle altre, non ha assunto a pieno l’impegno proprio come per il referendum sull’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento. Così come è successo per gli altri quesiti referendari – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro –, per i quali si era verificata una mobilitazione spontanea dettata dalla voglia di cambiamento, spero che in questi ultimi 15 giorni si manifesti un coinvolgimento spontaneo da parte di partiti, associazioni e cittadini per la raccolta firme, affinché si abbia la possibilità di scegliere chi ci debba rappresentare e fare le riforme necessarie per il Paese”.
La viceresponsabile capitolina dell’Italia dei Diritti: “Ci uniamo dunque all’appello fatto al sindaco di Roma per dare un aiuto ad Ester, magari proprio cominciando dall’annullare le multe”
Roma - Un calvario lungo dieci anni, una malattia rara e insidiosa : la Sensibilità Chimica Multipla (Mcs) e come unico rifugio la propria automobile. Per due anni Ester, una giovane donna, costretta dalla patologia di cui soffre, ha abitato in divieto di sosta a pochi passi dall’Ospedale San Giovanni di Roma e per questo ha ricevuto 4000 euro di multe. Al danno di mancata tutela per quanti, come lei, soffrono di tale sindrome immunotossica infiammatoria, in grado di provocare allergie gravissime a quasi ogni cosa, si è aggiunta la beffa delle sanzioni.
Sulla vicenda è intervenuta Antonella Sassone, viceresponsabile per Roma dell’Italia dei Diritti : “La Mcs non è riconosciuta in Italia come malattia, non ha un proprio codice sanitario né una normativa che tuteli in alcun modo chi ne è affetto. Così non si viene considerati ‘disabili’ ai fini del collocamento obbligatorio, non si hanno assistenze economiche da parte dello Stato, non ci sono ambienti ‘adatti’ per permettere a queste persone di vivere decorosamente. Ciò che è accaduto ad Ester - prosegue la Sassone - è l’effetto di tutte queste componenti insieme, aggravate dall’ignoranza diffusa su certe patologie e dall’indifferenza di molti”.
Ester, nonostante l’invalidità recatale dalla Mcs nel 2009 ha fondato l’associazione “Anchise” un punto d’incontro per tutti coloro che subiscono la terribile solitudine generata dalle manifestazioni allergiche. Un isolamento fisico e umano che non ha considerazioni sufficienti da parte delle istituzioni.
“Le responsabilità – commenta l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - sono da imputare in primo luogo al legislatore troppo distratto da questioni più urgenti come ad esempio evitare che i propri stipendi e benefit vengano toccati dalle manovre economiche che si susseguono, e in secondo luogo alle amministrazioni locali che hanno il dovere , se non altro per il tanto decantato principio di sussidiarietà, di intervenire laddove lo Stato è assente. Ci uniamo dunque – chiosa la Sassone - all’appello fatto al sindaco di Roma per dare un aiuto ad Ester, magari proprio cominciando dall’annullare le multe”.
La viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “Avrei preferito una campagna basata sulle anonime donne che si impegnano nello studio, nell'insegnamento, nel lavoro, facendo i salti mortali nell'assoluto silenzio”
Roma – Sugli autobus della Capitale, ma non solo, sono stati affissi dei manifesti pubblicitari, del marchio d’abbigliamento Francomina, che hanno suscitato scalpore e polemiche giacché riportavano slogan femminili altamente provocanti, come ‘faccio la escort, non sono una ragazza facile’.
“Fracomina ha deciso di cavalcare la recente ondata di sdegno femminile – fa notare Licia Palmentieri, viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti -, contro le pubblicità offensive verso le donne e i recenti scandali del premier, con una strizzata d'occhio alle potenziali acquirenti troppo semplicistica. Bene l'idea di fondo di andare contro alcuni stereotipi, ma c'è stato l'errore di presentare, ad esempio, il ruolo di escort come una sorta di professione da ufficializzare.
Noi pensiamo – continua
Una semplice e spicciola trovata pubblicitaria, secondo l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, che sarebbe stata sicuramente più efficace e convincente se avesse trattato altre sfumature dell’universo femminile: “L'intento di Fracomina si infrange miseramente proprio incontrando i soliti stereotipi, i miseri ruoli ai quali attualmente si cerca persino di indirizzare le donne spontaneamente. Intanto l'azienda ha raggiunto lo scopo: far parlare di sé, ottenere l'attenzione mediatica. Avrei preferito di gran lunga una campagna pubblicitaria basata su donne del quotidiano, le anonime donne che si impegnano nello studio, nell'insegnamento, nella ricerca, nel lavoro impiegatizio, facendo i salti mortali nell'assoluto silenzio mentre tentano di far quadrare il bilancio familiare e di conciliare i tempi di famiglia e lavoro senza alcuna assistenza dalle istituzioni. Magari - conclude
Il viceresponsabile per
Roma – A Livorno un giudice del lavoro ha sollevato con un’ordinanza la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 71 della legge 133/2008, la cosiddetta legge Brunetta, che prevede una decurtazione dello stipendio per i primi dieci giorni di malattia per i dipendenti pubblici.
“E’ una questione molto spinosa – osserva Andrea Guazzi, viceresponsabile per
La norma, secondo il giudice, sarebbe incostituzionale in ragione degli articoli 3,32,36 e 38 della Costituzione. Nell’ordinanza viene sottolineato che si creerebbe di fatto un abbassamento della tutela della salute del lavoratore, che spinto dalle necessità economiche, viene di fatto indotto a lavorare aggravando il proprio stato di malattia.
“Come sempre – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – si cerca di risolvere problemi reali in maniera grossolana. Se da un lato sussiste l’illegittimità della norma, dall’altro non è ancora saltato fuori qualcuno che si assumesse la responsabilità di fare in modo che venisse distinto chi è veramente malato dai fannulloni”.
La vice responsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: Il rispetto delle regole, a tutti i livelli, assicura un miglioramento della qualità della vita di tutti in quanto non si può certo dire ai vigili urbani di ‘chiudere un occhio’”
Bari – La tendenza a cercare di farsi annullare le multe, per non pagarle, ha raggiunto a Bari livelli allarmanti. Rispetto al 2001, infatti, i ricorsi presentati al giudice di pace contro le contravvenzioni per infrazioni al codice della strada o rilevate dalla polizia annonaria sono aumentati del 400%. Poiché l’avvocatura dell’ente non ce la fa, la giunta ha affidato la gran mole di lavoro all’avvocato Pierluigi Rossi, con il quale ha stipulato una convenzione affinché si occupi, quindi, di questo contenzioso in cui è coinvolto il Comune. Tutto questo rappresenta per la città di Bari una spesa significativa.
Patrizia Lusi, vice responsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la notizia: “La percezione che la cittadinanza ha dell'idea di ‘legalità’ traspare anche da episodi che possono apparire poco significativi se rapportati a quelli gravissimi che riguardano il caso di chi utilizza il potere, derivante dal ruolo pubblico che ricopre, per l'arricchimento personale. Eppure, da qualche parte si dovrà iniziare per creare ‘cittadini modello’ consapevoli che il rispetto delle regole, a tutti i livelli, assicura un miglioramento della qualità della vita di tutti.
L'inciviltà di molti automobilisti – cittadini che rendono la viabilità urbana disastrosa – procura diversi svantaggi a chi, come i portatori di handicap o mamme con passeggini, spesso non riesce a scendere da un marciapiede perché la discesa a loro riservata è puntualmente occupata da veicoli lasciati impunemente in sosta.
Non stupisce allora – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che le amministrazioni comunali, come nel caso di quella barese, si trovino sommerse da ricorsi contro le multe e che, in periodi di taglio agli enti locali e mancati trasferimenti dallo Stato agli stessi, queste circostanze comportino aggravi di spese per l'ente pubblico costretto a ricorrere a consulenze esterne.
Non si può certo dire ai vigili urbani di ‘chiudere un occhio’, anzi. Si potrebbero, però, incrementare i controlli, e, soprattutto, il numero delle ore che i bambini delle scuole materne, elementari e medie già dedicano all'educazione civica. Potremmo avere la sorpresa di sentire dai nostri figli moniti su come rispettare le regole del codice della strada e sperare che le stesse restino scolpite nelle loro giovani menti, così da avere futuri ‘cittadini modello’. Anche in questo caso ‘prevenire e' meglio che curare’!”
Il presidente dell’Italia dei Diritti: “Non solo ha difeso l’indifendibile, ma lo ha fatto pronunciando parole indubbiamente non consone al ruolo da lui rivestito”
Roma – ‘Nei pressi del noto liceo Tacito di Roma si trova la grattachecca di Sora Maria, molto nota tra i giovani romani. Sapresti indicare quali sono i gusti tipici serviti? Menta, limone, amarena oppure cioccolato?’, questa è la domanda inserita nel quiz universitario per l’accesso al corso di laurea di “Professioni sanitarie” dell’Università “
L’Italia dei Diritti torna ad esprimersi sull’accaduto, attraverso Antonello De Pierro, presidente del movimento, condannando con forza quanto successo: “Consideriamo assolutamente umiliante per gli aspiranti studenti quanto accaduto con l’inserimento dell’oramai noto quiz sulla ‘grattachecca’ della Sora Maria nei test di ammissione al CdL in “Professioni sanitarie”. Sia per un’offesa alla dignità personale dei giovani che si avvicinano verso il mondo del lavoro con rande incertezza, sia per il tessuto culturale che si sta avviando verso un degrado senza precedenti a causa di tanti fattori contingenti, ad iniziare dagli sciagurati provvedimenti di questo governo. Noi dell’Italia dei Diritti non ci stiamo. Dopo l’Italia del bunga bunga non vogliamo essere ridicolizzati dal mondo come l’Italia della “grattachecca”. La nostra solidarietà verso questi studenti è piena e vogliamo dire che siamo assolutamente dalla loro parte e a disposizione per intraprendere qualsiasi lotta civile per la difesa del diritto allo studio conforme a quella che dovrebbe essere la formazione per la loro professione futura.
Il leader del movimento che opera a tutela e a difesa dei diritti dei cittadini, pone l’accento sulle inammissibili dichiarazioni del rettore dell’ateneo romano, reclamandone le dimissioni: “Alla luce dei fatti, non accettiamo quanto dichiarato dal rettore Luigi Frati, di cui chiediamo a gran voce le immediate dimissioni – dichiara De Pierro -, certi di interpretare il pensiero della stragrande maggioranza degli studenti che popolano le aule della Sapienza. Anche perché non solo ha difeso l’indifendibile, ma lo ha fatto pronunciando parole indubbiamente non consone al ruolo da lui rivestito, che dovrebbe essere emblema e imprescindibile punto di riferimento per chi si avvicina alla vita d’ateneo nell’ottica di una crescita educativa, formativa e culturale”.
“Inoltre sarebbe auspicabile - conclude De Pierro - individuare chi si è permesso di formulare una domanda così demenziale e rimuoverlo immediatamente dal posto di lavoro che occupa inducendolo a intraprendere ex novo la trafila per accedere al mondo del lavoro, con l’augurio che qualche suo simile si diverta a elaborare una sfilza di quiz legati alla tradizione culinaria capitolina”.
Il vice responsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “La Sanità dovrebbe essere al di sopra di qualsiasi meccanismo politico e burocratico, ma in realtà è il primo settore a risentirne e soffre di mali che ognuno di noi conosce”
Napoli – Al pronto soccorso dell’ospedale ‘Cardarelli’ di Napoli per mancanza di barelle i malati, comprese le urgenze, vengono accolti e trasportati all’interno su delle sedie da ufficio, gentilmente fornite dagli impiegati della struttura. Questo accade almeno tre o quattro volte al mese quando, a causa del grande afflusso di pazienti e della mancanza di letti le barelle sono insufficienti in quanto occupate dai degenti in reparto e da chi aspetta di essere visitato.
Angelo Di Mauro, vice responsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti, ha commentato: “Emerge da questa vicenda il colore napoletano della disponibilità, anche se è l’unica nota che fa sorridere. Il ‘Cardarelli’, così come altri ospedali, è in ginocchio e sono tanti i malati che invece di avere un posto letto in reparto hanno le barelle. Il problema è la mancanza dei posti e della riduzione delle risorse a causa dei tagli: è una situazione che va ormai avanti da troppo tempo. La Sanità dovrebbe essere al di sopra di qualsiasi meccanismo politico e burocratico, ma in realtà è il primo settore a risentirne e soffre di mali che ognuno di noi conosce.
In tutta Italia si verificano questi episodi – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – tanto che troviamo due realtà opposte: ci sono ospedali che rifiutano i ricoveri e quelli che non rifiutano l’assistenza ai malati, ma in quest’ultimo caso si arriva ad avere assistenza sanitaria da campo come nei luoghi di frontiera. Le strutture ospedaliere cadono sempre più in basso. Francamente non so dire quale fra i due comportamenti sia più adeguato, ma a mio avviso non è possibile rifiutare le cure ad un paziente in quanto bisogna aiutarlo. Dall’altro lato, conclude Di Mauro, non è possibile che un malato debba trascorrere la sua degenza su una barella. Si dovrebbero costruire più ospedali e fornire più posti letto. Così non funziona”.