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Fracomina pubblicizza la professione dell’escort, l’analisi della Palmentieri

La viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti: “Avrei preferito una campagna basata sulle anonime donne che si impegnano nello studio, nell'insegnamento,  nel lavoro, facendo i salti mortali nell'assoluto silenzio”

 

Roma – Sugli autobus della Capitale, ma non solo, sono stati affissi dei manifesti pubblicitari, del marchio d’abbigliamento Francomina, che hanno suscitato scalpore e polemiche giacché riportavano slogan femminili altamente provocanti, come ‘faccio la escort, non sono una ragazza facile’.

 

“Fracomina ha deciso di cavalcare la recente ondata di sdegno femminile – fa notare Licia Palmentieri, viceresponsabile per le Pari Opportunità dell’Italia dei Diritti -, contro le pubblicità offensive verso le donne e i recenti scandali del premier, con una strizzata d'occhio alle potenziali acquirenti troppo semplicistica. Bene l'idea di fondo di andare contro alcuni stereotipi, ma c'è stato l'errore di presentare, ad esempio, il ruolo di escort come una sorta di professione da ufficializzare.

Noi pensiamo – continua la Palmentieri - sia sempre sbagliato lanciare il messaggio della prostituzione come strada vincente. Vendere il proprio corpo può essere una scelta consapevole ma mai la via da indicare ad altre ragazze, mai una sua ufficializzazione come professione vera e propria.. Avremmo perso le nostre battaglie per i diritti femminili se oggi la professione di schiava sessuale volontaria assurgesse a pari dignità rispetto a lavori basati sulle capacità intellettuali di ogni donna. Avremmo favorito la tendenza contemporanea ad indurre le ragazze a considerare vincente e "furbo" vendere il proprio corpo e ciò, pur rispettando la libertà di scelta individuale, va contro la fatica fatta per liberarsi delle gabbie ideologiche che hanno diviso per millenni le donne in ‘sante’ e ‘prostitute’, in ‘angeli del focolare’ o in ‘donne da letto’”.

 

Una semplice e spicciola trovata pubblicitaria, secondo l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, che sarebbe stata sicuramente più efficace e convincente se avesse trattato altre sfumature dell’universo femminile: “L'intento di Fracomina si infrange miseramente proprio incontrando i soliti stereotipi, i miseri ruoli ai quali attualmente si cerca persino di indirizzare le donne spontaneamente. Intanto l'azienda ha raggiunto lo scopo: far parlare di sé, ottenere l'attenzione mediatica. Avrei preferito di gran lunga  una campagna pubblicitaria basata su donne del quotidiano, le anonime donne che si impegnano nello studio, nell'insegnamento, nella ricerca, nel lavoro impiegatizio, facendo i salti mortali nell'assoluto silenzio mentre tentano di far quadrare il bilancio familiare e di conciliare i tempi di famiglia e lavoro senza alcuna assistenza dalle istituzioni. Magari  - conclude la Palmentieri - spiegare come il governo Berlusconi abbia cancellato le norme introdotte dal precedente governo Prodi a protezione delle lavoratrici italiane, sarebbe stato molto più coraggioso e rivoluzionario”.

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