La vice responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti:“I tagli operati dal Governo ai danni delle Forze dell'Ordine non possono che sortire tali risultati, ovvero, mancanza di personale e, soprattutto, penuria di mezzi di primo utilizzo quale può essere la benzina per le auto che trasportano i carcerati o per le auto che servono da scorta ai magistrati”
Roma – L’impietosa bancarotta della giustizia in Calabria non riguarda più soltanto le forniture di carta, i toner, i computer e i turn over del personale amministrativo, ma addirittura la benzina. Mario Spagnuolo, procuratore della Repubblica di Vibo Valencia, è stato informato dal direttore della casa circondariale che i distributori non forniscono più la benzina a credito per i loro blindati blu in quanto, a causa dei tagli alla Giustizia, aspettano i pagamenti da gennaio. Questo significa che le udienze rischiano di saltare ogni giorno poiché i detenuti non sono messi in condizione di poter partecipare al processo, inoltre, devono essere limitate anche le auto blindate destinate ai magistrati.
Manuela Bellantuoni, vice responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti, ha così commentato la vicenda: “I problemi che affliggono il sistema giudiziario, da tempo segnalati da tutti coloro che vi appartengono, appaiono evidenti e a dir poco catastrofici dall'analisi sommaria di ciò che accade in tutta Italia e, in particolare, in regioni sottoposte alle organizzazioni mafiose, come in questo caso la Calabria.
I tagli operati dal Governo ai danni delle Forze dell'Ordine e della Magistratura non possono che sortire tali risultati, ovvero, mancanza di personale indispensabile ai fini delle indagini e, soprattutto, penuria di mezzi di primo utilizzo quale può essere la benzina per le auto che trasportano i delinquenti, le auto che servono da scorta ai magistrati o l'inchiostro per trascrivere gli atti negli uffici. La situazione è drammatica, soprattutto se si pensa che ci sono persone impegnate in prima linea e che in questo modo non vengono affatto cautelate da un Governo che dovrebbe avere a cuore principalmente l'efficienza di tutto un sistema, quello della legalità, che spesso si regge esclusivamente sulla tenacia di coloro che vi operano.
La lotta alla mafia e a tutto ciò che attiene ad organizzazioni delinquenziali non è solo il trionfalismo espresso dai rappresentanti del Governo dopo arresti eccellenti – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – la lotta al malaffare è un insieme di elementi che rendono valido il lavoro di coloro che ogni giorno sono impegnati nella salvaguardia della sicurezza dei cittadini e dello Stato, rischiando in molti casi la vita e che, quindi, non possono essere messi in difficoltà dallo Stato stesso che non si occupa dei problemi che rendono spesso difficile il loro prezioso lavoro, facendo mancare la benzina o la carta per le stampanti a fronte di battaglie essenziali per sconfiggere il sistema mafioso”.
Il viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti : “Tutto questo non è ammissibile, un Ministro della Repubblica che si permette frasi del genere deve rassegnare immediatamente le dimissioni senza discussioni e senza tergiversare”
Roma – “La mia è una condanna totale e assoluta, siamo di fronte ad un atto gravissimo di imperdonabile irresponsabilità, non solo per un ministro, ma per un qualsiasi politico o cittadino. Nessuno si può e si deve permettere di insultare così dei giovani che vivono una condizione drammatica, in un paese economicamente allo sbando, abbandonato politicamente. Questo Governo, due giorni fa, ha avuto 28 milioni di schiaffi, Brunetta rappresenta la feccia della politica italiana, non mi prendo paura di dirlo pubblicamente rischiando una querela, perché un ministro della Repubblica non deve permettersi di insultare dei cittadini, per giunta giovani alla ricerca di lavoro, che speranzosi, ansiosi e fiduciosi si rivolgono verso il governo con istanza di soccorso. Tutto questo non è ammissibile, un Ministro della Repubblica che si permette frasi del genere deve rassegnare immediatamente le dimissioni, senza discussioni e senza tergiversare”.
Accorato e netto il commento di Carmine Celardo, responsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti, alle frasi choc rivolte dal Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ad un gruppo di precari. Sul palco, durante il suo intervento al convegno romano “I Giovani innovatori”, Brunetta è stato approcciato da alcuni rappresentanti della “Rete precari della pubblica amministrazione” ai quali ha risposto - "Siete la parte peggiore dell'Italia" per poi andarsene.
“Voglio la testa di Brunetta – dichiara Celardo - e lo dico da esponente di un movimento che tutela i diritti dei cittadini tutti, di destra e di sinistra, perché i precari, ricordiamolo a questo ‘deficiente’, non sono solo comunisti, premesso che forse Brunetta ha dimenticato di essere stato per tanti anni un uomo di fiducia di Craxi. Hanno preso 28 milioni di schiaffi eppure non se ne vogliono andare, è ora che Brunetta rimetta il suo incarico, il Presidente della Repubblica a questo punto ha il potere e il dovere di intervenire con una reprimenda ufficiale, chiedendo la testa del ministro. I precari sono persone di ogni fede politica, questi sarebbero la parte peggiore dell’Italia solo perché figli della generazione dei coetanei di Brunetta, sono ragazzi con l’acqua alla gola, non certo precari per scelta loro, ma per scelta della generazione dei genitori. Questo Ministro che non è degno di esserlo – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - se ne deve andare oggi, immediatamente, non voglio sentir parlare di interrogazioni parlamentari o di chiarimenti, Brunetta deve salire al Quirinale e abbandonare il suo ruolo.”
Alle forti parole del Ministro pidiellino sono seguite immediate le proteste di quanti lo avevano interpellato. I precari presenti al convegno hanno infatti iniziato a chiedere spiegazioni vivacemente al grido di “buffone, buffone” e successivamente, arginati dalla sicurezza, hanno tentato di interrompere il proseguire dell’incontro, suscitando l’ira dei partecipanti .
“Il Ministro Brunetta – dichiara ancora Celardo - farebbe bene a tapparsi la bocca e svolgere l’attività di libera professione a casa sua, se trova ancora qualcuno che gli da credito. Non servono scuse pubbliche a reti unificate, ma le dimissioni perché ha compiuto un atto lesivo della dignità dei cittadini a cui si è rivolto, nocivo dell’onorabilità del parlamento in quanto non ha parlato come un qualunque uomo al bar, ma lo ha fatto nel pieno della sua funzione, invitato ad un incontro pubblico nel quale rappresentava il governo. Si deve assumere piena responsabilità delle sue cazzate e se ne deve andare subito. Come movimento vogliamo chiedere pubblicamente, scendendo in piazza se necessario, l’intervento del presidente Napolitano e il sostegno di tutte le sigle sindacali senza esclusione. Non sono ammissibili dichiarazioni del genere, se non si dimette entro 24 ore noi saremo pronti a chiederne conto al Quirinale”
Il responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti: “Il diritto alla libertà d’espressione deve essere garantito a tutti i livelli, salvo casi in cui ci sono sentenze giudiziarie a confermare la divulgazione di falso”
Roma – Sospensione di due mesi deliberata dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia per Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale. Il provvedimento è spiegato dal fatto che Sallusti permise a Renato Farina, già radiato dall’Ordine nel 2007, di svolgere attività professionale sul quotidiano Libero.
“Prima Renato Farina, poi Vittorio Feltri, infine Alessandro Sallusti – osserva Brunetto Fantauzzi, responsabile per l’Informazione dell’Italia dei Diritti -. Sospesi, qualcuno radiato, per aver esercitato il diritto alla libertà d’espressione, tra l’altro sancito dalla nostra Costituzione. Questo diritto, da qualsiasi parte provenga, deve essere garantito a tutti i livelli, salvo casi in cui ci siano sentenze giudiziarie a confermare la divulgazione di falso”.
Nella nota dell’Ordine si apprende che la decisione è stata intrapresa a causa di una condotta, da parte del giornalista, che ha compromesso la dignità professionale.
“Premesso che il compito di tutti i giornalisti è quello di documentare fatti veritieri – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro-, è giusto che l’organismo di autodisciplina dei professionisti dell’informazione prenda i dovuti provvedimenti nel caso di violazione del suddetto dovere. Bisogna annoverare una duplice considerazione. Ai giornalisti va riconosciuto il sacrosanto diritto alla libertà d’espressione, che permetta loro di esercitare la professione senza alcun tipo di censura, anche in virtù del fatto che c’è una notevole carenza legislativa in merito. Ai cittadini, invece, va garantito il diritto alla libertà d’opinione, essenziale in un Paese democratico”.
Il viceresponsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti: “? indignante che nel 2011 esistano ancora situazioni del genere. Tutta la mia solidarietà e il mio incoraggiamento a non mollare verso questi eroi, che riescono giornalmente a trovare la forza di reagire mantenendo una dignità da plauso”
Cagliari - Cresce il risentimento tra i cittadini cagliaritani, costretti a vivere in condizioni drammatiche nelle case popolari cittadine. Le abitazioni sono spazi angusti, con i muri anneriti dalla muffa, trentasei metri quadrati da dividere in 4 o 42 dove abitare in 6. Tutto questo crea numerosi disagi ai residenti che, esasperati, chiedono attenzione e supporto.
Sui fatti è di sincera solidarietà il commento di Franco Carta, viceresponsabile per la Sardegna dell’Italia dei Diritti . “Ho idea che situazioni analoghe siano molto più numerose, ma che per timore o dignità personale dei cittadini interessati rimangano nell’assoluto silenzio. ? indignante – prosegue - che nel 2011 esistano ancora situazioni del genere in cui, di fronte a regole chiare e inequivocabili, i problemi legati all’attribuzione delle case popolari persistano, probabilmente per disorganizzazione, superficialità e voglio sperare non per consapevole malafede e complicità degli organi garanti preposti al controllo. Lontanissima dalla civiltà – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - è l’idea che venga rifiutato un tetto sano e a misura d’uomo a nuclei familiari effettivamente bisognosi, per attribuirlo invece con troppa leggerezza a chi magari possiede, per vie traverse e non troppo trasparenti, anche seconde case al mare o in montagna”.
Le storie personali raccontano di bambini sempre ammalati per il freddo che arriva nelle case, di mamme che preoccupate “rimpiangono” i loro giacigli nelle grotte, di congiunti che fanno a turno per pranzare, dato lo spazio infimo. Nessuno infatti sembra tenere conto della regolamentazione vigente che prevede requisiti minimi, in metri quadri, per ogni abitante.
“Tutta la mia solidarietà – dichiara Carta - e il mio incoraggiamento a non mollare verso questi eroi, che riescono giornalmente a trovare la forza di reagire mantenendo una dignità da plauso”.
La vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti:
“Attorno alla gestione del servizio idrico ruotano intrecci fra politica e imprenditoria privata, come testimoniano le vicende di Latina dal 2002 ad oggi”
Roma - La privatizzazione dell’acqua ha portato una stangata alle famiglie, soprattutto quelle laziali, che segnano un aumento oltre la media nazionale, fino al 200%. Lo rivela una denuncia di Cittadinanza attiva dalla quale si evince che, secondo gli ultimi dati pubblicati, nel Lazio si registrano incrementi in bolletta che superano la media nazionale: +11,9% contro il 6,7%. Commenta questi dati Anna Nieddu, vice responsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “Questi rincari mostrano la tendenza a degenerare, di una situazione già grave e, in quanto tale, avversata e combattuta da anni, a quanto pare però, inutilmente”.
“Il problema principale – continua la Nieddu – sta nei grandi interessi che ruotano attorno alla gestione del servizio idrico ed agli intrecci fra politica ed imprenditoria privata, come le vicende di Latina dal 2002 ad oggi illustrano efficacemente. Per non parlare dei complessi episodi societari in cui si spartiscono percentuali di gestione di un bene naturalmente pubblico”.
La referente regionale del movimento fondato da Antonello De Pierro sostiene che, a fronte dei rincari delle tariffe, “i gestori non hanno dato attuazione ai piani di investimento previsti per la creazione e la manutenzione delle infrastrutture idriche e fognarie e, se pochi sono stati, in questi anni, i lavori cantierati, ancora meno sono quelli ultimati ed efficienti”.
“Al danno si aggiunge la beffa – incalza la Nieddu - della presunta riduzione dell’impegno finanziario da parte degli enti pubblici, sdoganata come punto di forza della privatizzazione. Comuni e Regione hanno continuato a stanziare cifre enormi, pur a fronte dei limitati investimenti realizzati dalla società di gestione”.
L’esponente dell’organizzazione extraparlamentare torna a puntare il dito sull’importanza dell’imminente weekend elettorale: “Non resta che attendere l’esito del referendum, con l’augurio che sia positivo e consenta di scardinare le ulteriori difficoltà alla pubblicizzazione dell’acqua introdotte da Tremonti nel 2008”.
Il responsabile per
Roma - Non sono incoraggianti per il Governo i dati che emergono dall’ultimo sondaggio Ipr Marketing. Stando alle rilevazioni, infatti, la fiducia nel premier Silvio Berlusconi risulta franata al 29%. Un crollo tangibile e costante che si accompagna al basso gradimento dell’intera coalizione di governo Pdl – Lega Nord, ormai ferma al 39%, superata nei numeri dell’ipotetica alleanza di centrosinistra Pd – Sel – IdV-Psi e Radicali, salita al 42.5 %. Buona si dimostra l’attenzione verso il Terzo Polo che si attesta sul 13,5 % e nei confronti del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo al 2.5 %.
Sulle percentuali emerse dall’analisi è intervenuto Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti: “Gli ultimi sondaggi danno il Cavaliere in calo netto per il popolo italiano. Le elezioni amministrative a Milano e Napoli prima e il referendum poi hanno testimoniato la volontà popolare di cambiare registro. Ha ragione Di Pietro quando afferma che non sono stati i partiti a vincere bensì il popolo perché, osserviamo ormai da giorni, c’è una forte voglia di rinnovamento dopo 17 anni di governo Berlusconi. Un bisogno di superare questa visione liberista della società nella quale meno gente è più ricca e sempre più italiani sono ancora più poveri. La maggior parte dei cittadini si è impoverita e a loro discapito, i pochissimi privilegiati si sono arricchiti e sono diventati ultramiliardari. Ogni giorno – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - leggiamo sui giornali di evasioni fiscali compiute da persone abbienti, ricchi che evadono le tasse e ingannano lo stato con le loro frodi. Dopo anni spesi a porci il problema di come tornare ad appropriarci della gestione democratica della vita di questo paese, oggi i segnali sono chiari”.
L’intesa, sempre meno efficace, tra il Pdl e il Carroccio, e la maggiore diffidenza nei confronti di Silvio Berlusconi, emergono nelle rilevazioni e dalle urne. Soltanto a gennaio scorso il Premier aveva un apprezzamento al 40%, oltre dieci punti più alto rispetto ad oggi, a risentirne è anche l’Esecutivo, gradito unicamente al 23% degli interpellati. Un momento apparentemente propizio per l’attuale opposizione, che però non riesce a gioirne pienamente, data la mancanza di coesione e di un programma di alternativa.
Proprio su questo punto è chiaro il pensiero di Tortosa: “I partiti del centrosinistra devono compattarsi nell’elaborazione di un programma preciso, che indichi quali sono le priorità da affrontare in questa visione di alternanza gestionale della vita pubblica. Concordo con Di Pietro quando afferma la necessità di un tavolo per predisporre interventi e proposte da presentare agli italiani e, in base a queste, assumere un impegno serio, non solo per quanto concerne il centrosinistra ma anche per il polo di centro, nel caso disponibile a vivere questa esperienza comune. Proprio da questa intesa – conclude Tortosa - nascerà l’indicazione su chi sarà il premier del prossimo governo, perché dai fatti ormai emerge sempre di più che i cittadini cercano il cambiamento. Questa voglia deve costituire lo stimolo per ricercare le intese comuni sulle quali dobbiamo investire e muoverci”.
Il vice responsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti:
“Le sue azioni lo hanno reso una caricatura della satira politica degli ultimi mesi, sembrerebbe che gli piaccia continuare ad essere una barzelletta”
Roma - “Ancora un premio per Scilipoti? Per lui forse sì, ma per l’Italia non di sicuro, e neanche per la Sicilia”. E’ questo il beffardo e ironico commento di Andrea Guazzi, vice responsabile per la Pubblica Amministrazione dell’Italia dei Diritti, alla notizia della nomina di Domenico Scilipoti a capo di un nuovo dipartimento dedicato alle criticità bancarie e alle attività consumistiche.
Guazzi prova a guardare la vicenda con occhio critico, analizzando l’attuale contesto anche attraverso un parallelismo con il passato: “Nella Prima Repubblica le cariche venivano diramate non tanto su competenze tecniche e territoriali, ma soprattutto dalla levatura politica, ed era la forte connotazione e carica politica che, sovente, ne legittimava il potere”. Niente di tutto questo ora secondo l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Oggi ci troviamo davanti ad un soggetto che ha cambiato sponda da un giorno all’altro. Facciamo finta – incalza – che Scilipoti l’abbia fatto non per coprire i suoi debiti personali, ma per una motivazione più nobile, ammettiamo che abbia cambiato opinione. In questo caso – continua Guazzi – il suo capitale politico è pari a zero, visto che ha cambiato fronte ieri l’altro ma io mi chiedo, un medico specializzato in agopuntura quali competenze economiche può mai avere in materia di criticità bancarie e attività consumistiche?”
Guazzi è lapidario: “Le sue azioni lo hanno reso una caricatura della satira politica degli ultimi mesi, e si direbbe che il politico di Barcellona Pozzo di Gotto voglia continuare ad essere la barzelletta che è diventata. Contento lui, ma poveri noi”.
Il responsabile per
Roma – A Bologna, nell’accogliente Villa Aldini hanno trovato rifugio ventuno profughi provenienti dalla Nigeria, dal Ciad e dal Bangladesh, scappati da orrori difficilmente descrivibili. Prima dell’arrivo dei ragazzi, erano state raccolte cinquecento firme da molti abitanti del quartiere che protestavano contro la loro permanenza. Eppure qualcosa è cambiato ed ora gli stessi bolognesi che vivono intorno alla struttura, si presentano offrendo dialogo e aiuto per i rifugiati.
“Molti organi di stampa avevano sollevato da tempo problemi legati alla mancata accoglienza dei fuggiaschi – osserva Marcello De Giorgio, responsabile per
Villa Aldini lavora per il reinserimento dei migranti nelle attività di volontariato e per avviarli in un percorso formativo con enti locali ed aziende. I cittadini si offrono di poter aiutare gli ospiti, cercando loro lavoro o impegnandoli in attività occasionali, come il giardinaggio o l’artigianato.
“Questo splendido risultato è il frutto di iniziative di solidarietà intraprese dai cittadini bolognesi – osserva con entusiasmo l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, che hanno saputo comprendere il dramma subito dai profughi. Siamo felici di quanto accaduto e guardiamo con cauta soddisfazione questa nuova primavera dell’accoglienza. La giunta Merola – conclude De Giorgio – lascia sperare che Bologna divenga un caposaldo dell’accoglienza”.
Il responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti:
“L’incapacità di quest’uomo di essere a capo della nostra nazione è ben nota anche oltre la Manica. Già otto anni fa il settimanale britannico aveva invitato gli italiani a liberarsi dal Cavaliere, speriamo che ora i tempi siano davvero maturi”
Roma - L’uomo che ha fregato un intero Paese: è questo il titolo della copertina dell’Economist che ritrae il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Il settimanale britannico torna ad occuparsi del Cavaliere in occasione della pubblicazione di uno speciale sull’Italia realizzato per la Celebrazione dei 150 anni. “L’incapacità di quest’uomo di essere a capo della nostra nazione è ben nota anche oltre la Manica, come testimoniano le pagine dell’Economist, purtroppo non ci sorprendiamo”: è il commento di Oscar Tortosa, responsabile per la Politica Interna dell’Italia dei Diritti.
Dopo otto anni dal celebre titolo “Inadatto a governare l’Italia”, e a distanza di cinque dall’ancora polemico “E’ tempo di licenziarlo”, il magazine britannico torna a puntare il dito contro il Premier italiano, bocciandone la politica di governo. “Le bugie del Cavaliere ci hanno stancato, così come i compromessi di un governo che aveva promesso di tutto e di più e che, invece, non è stato in grado di tener fede a nessun impegno”, sentenzia Tortosa. “Lo conferma – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – la sua ultima trovata: l’Ue ha previsto un recupero di quaranta miliardi, Berlusconi ha risposto allungando i tempi di questo recupero, stanziando tre miliardi di euro in questo anno e posticipando il grosso della manovra, che dovrà realizzarsi tra il 2013 e il 2015. Un modo brillante per rinviare il problema alla nuova legislatura”: commenta Tortosa esterrefatto.
“Non c’era bisogno dell’ennesima copertina dell’Economist, ma mi sento di ringraziarli per aver puntato i riflettori sulla situazione italiana: i cittadini ormai si son resi conto dell’inadeguatezza politica di quest’uomo, affiancato da una serie di nominati che servono supinamente in tutto e per tutto portando ad un disordine economico”, dice l’esponente del movimento extraparlamentare, che conclude con una sentenza: “Già otto anni fa il settimanale britannico aveva invitato gli italiani a liberarsi del Cavaliere, speriamo che adesso i tempi siano finalmente maturi e ci sia spazio per la trasformazione”.
La viceresponsabile per
Roma – Dall’analisi della Banca d’Italia sull’economia pugliese del 2010 emerge una situazione del mercato del lavoro disarmante, con un tasso di disoccupazione al 13,5% ed un progressivo esaurimento di prestazioni sociali, come la cassa integrazione.
“L'analisi occupazionale della Banca d'Italia – fa notare Patrizia Lusi, viceresponsabile per
Secondo gli economisti di Bankitalia, anche l’andamento degli investimenti nell’area è negativo, riportando un calo del 16%.
“Interessante e' anche il dato sulla scarsa propensione agli investimenti – seguita l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -, vero volano per lo sviluppo territoriale. Nonostante le numerose iniziative intraprese dal governo pugliese, come i recenti bandi regionali sulla dote occupazionale e "ritorno al futuro", la situazione pugliese resta grave e il poco interesse dimostrato dal governo centrale contribuisce a renderla ancor più preoccupante”.
Il responsabile per
Roma – La vittoria dei consensi relativi all’abrogazione del quesito sul legittimo impedimento, in caso di quorum raggiunto ai referendum del 12 e 13 giugno, potrebbe non essere determinante per annullare gli effetti della norma “salva premier”. I fedelissimi di Silvio Berlusconi, stando a voci non confermate, avrebbero già pronta una soluzione, ossia la rapida convalida al Senato della norma che prevede la prescrizione breve per gli incensurati. Tale contromisura sarebbe una maniera per addolcire la pillola al Cavaliere, che in questo modo vedrebbe annullato il processo Mills nel quale è imputato.
Sulle indiscrezioni è netta l’opinione di Oscar Tortosa, responsabile per
L’ipotesi dell’ennesima legge in grado di “graziare” Berlusconi, ha seriamente preoccupato il Quirinale e costituirebbe un terremoto per l’intera giustizia italiana: a saltare, infatti, non sarebbe soltanto il processo Mediatrade ma tanti altri, circa 15.000 procedimenti giudiziari in corso.
“L’unico problema di loro interesse – prosegue Tortosa – riguarda il timore che, senza il processo breve, finalmente si facciano i dibattimenti e chi è responsabile paghi. Non bisogna dimenticare che una legge ad personam come quella coinvolgerebbe non solo Berlusconi, ma numerosissimi altri casi che decadrebbero per la lungaggine dei termini. Credo che il presidente della Repubblica sia seriamente preoccupato di questa vicenda, dovremmo domandarci tutti se sia o meno possibile continuare a preoccuparsi soltanto di una persona e non dei milioni di cittadini che vivono dolorosamente per la sopravvivenza. Le conclusioni lasciamole al buon senso e al giudizio di chi legge quanto accade, siamo tutti preoccupati e mortificati. Ci auguriamo – conclude l’esponente dell’Italia dei Diritti – che finalmente possa avere luogo quella svolta cominciata a Napoli e Milano, in grado di dare a tanti giovani emergenti la possibilità di diventare la classe dirigente di questo Paese. ? un’occasione per mandare a casa l’attuale Governo e dare il via ad un processo di cambiamento”.