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Inarrestabile fuga giovanile dal Mezzogiorno, l’analisi della Sassone

La viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti: “Nella pur condivisibile analisi Svimez, si trascura però un fenomeno sostanziale, la criminalità organizzata”

 

  

Roma - Il Paese arretra e il Mezzogiorno ne risente come mai. I dati dell’ultimo rapporto Svimez parlano chiaro, sottolineando come la scarsa natalità, una disoccupazione reale al 25% che causa la massiccia emigrazione verso il Centro-Nord e l'estero, rischiano di trasformare il Mezzogiorno in un'area spopolata, sempre più anziana e dipendente dal resto del Paese: nel 2050 quasi un abitante su cinque avrà più di 75 anni.

 

“La complessità del documento redatto ogni anno dallo Svimez – osserva Antonella Sassone, viceresponsabile per il Lavoro e l’Occupazione dell’Italia dei Diritti - si propone di fornire uno strumento di valutazione e d’intervento per lo Stato, con l’obiettivo di porre una soluzione alla sempre annosa questione meridionale. Nella pur condivisibile analisi dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, si trascura però un fenomeno sostanziale, la criminalità organizzata. Dalle mafie dei colletti bianchi ai sistemi malavitosi che soffocano l’emergere di economie oneste e che impediscono qualsiasi forma di sviluppo.

 

 

Secondo il rapporto, benché nelle regioni meridionali siano presenti meno del 30% degli occupati italiani, si riscontra  il 60% delle perdite di lavoro causate dalla crisi.

 

“Al Sud – seguita l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro - non si può parlare di occupazione, di crescita industriale, di trasporti, senza parlare di mafie, che generano  business colossali in ogni settore. L’incessante esodo dalle regioni meridionali è una delle conseguenze più rilevanti di questo Sud – sottolinea la Sassone -. Soltanto quando lo Stato deciderà di liberare le istituzioni dai malavitosi appartenenti alle più disparate correnti politiche, se la lotta alle mafie diventerà effettiva, colpendo l’economia del malaffare e se le coscienze individuali saranno vigili e supportate dalle amministrazioni pubbliche, la questione meridionale potrà terminare”.

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