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Braccianti romene obbligate a sesso in cambio di lavoro, dura la Lusi

La viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Queste nuove forme di ‘schiavitù moderna’ vanno debellate con il massimo del rigore e della tempestività”

 

Roma – Diciassette persone sono state arrestate nel Tarantino, con l’accusa di coinvolgimento in un’organizzazione che, secondo le indagini, avrebbe avviato alla prostituzione un centinaio di braccianti romene, sfruttate nei campi come manodopera clandestina. Dovranno pertanto rispondere dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione del reato continuato di estorsione aggravata, sfruttamento e favoreggiamento dell'attività di prostituzione ed esercizio non autorizzato di attività di somministrazione di lavoro.

 

 

“Queste nuove forme di ‘schiavitù moderna’ – osserva Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti - vanno debellate con il massimo del rigore e della tempestività attraverso controlli serrati sul territorio che devono coinvolgere le forze dell'ordine non solo italiane, ma di tutta Europa”.

 

Il bisogno di lavorare per guadagnare qualche soldo a fine mese, avrebbe costretto le donne ad accettare qualsiasi condizione imposta dai datori di lavoro: turni prolungati, misere retribuzioni ed anche prestazioni sessuali in cambio dell’assunzione.

 

“L'ennesima squallida storia di sfruttamento per ottenere lavoro in cambio di prestazioni sessuali – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – che purtroppo è tristemente nota anche a noi italiani, sebbene si sia verificata in circostanze differenti. L'attenzione deve essere massima soprattutto riguardo al contesto umano e sociale in cui le lavoratrici straniere si trovano a vivere nel nostro Paese, che deve essere esempio di accoglienza e solidarietà”.

 

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