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Senza conto in banca non gli cambiano gli assegni, Marinelli commenta

La vicenda ha avuto luogo in una banca di San Giovanni Valdarno. Il responsabile per la Tutela dei Consumatori dell’Italia dei Diritti: “Questo episodio dimostra la pressante esigenza di una riforma legislativa”

 

Roma – “È necessario che le prepotenze delle banche vengano finalmente codificate, così tanti poveri illusi smetteranno di pensare che l’unica moneta avente il valore legale in Italia e nel mondo sia quella dello Stato”. Ha commentato così Vittorio Marinelli, responsabile per la Tutela dei Consumatori del movimento Italia dei Diritti, la vicenda che avrebbe per  protagonista un abitante di San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo. Alessandro Caini, questo il suo nome, si sarebbe infatti visto rifiutare il cambio di un assegno dalla Banca del Valdarno Credito Cooperativo perché non correntista. In una segnalazione al nostro movimento Caini ha spiegato come da anni ormai il suo principale gli paghi lo stipendio tramite assegno della suddetta banca dove quest’ultimo avrebbe il conto. Da sempre si reca in quella stessa filiale per riscuotere l'assegno e ogni volta dichiara di esserne uscito con i con i contanti. Da 6 mesi la banca avrebbe introdotto una commissione di cambio assegno di 3,00 euro (poi passata a 5,00 euro) per chi non sarebbe titolare di un conto. Pochi giorni fa Caini, a suo dire, sarebbe stato mandato via dallo sportello perché non correntista e, dopo aver parlato con il vicedirettore di filiale, sarebbe stato semplicemente liquidato con la spiegazione che ogni banca può mettere delle sue regole e che con quello che spendeva di commissione poteva aprire un conto. Di fronte alla richiesta di una dichiarazione scritta e firmata su questa nuova disposizione, il vice direttore si è rifiutato. “Le banche fanno ormai il buono e il cattivo tempo- ha continuato l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Norme quali quelle contenute nella legge sugli assegni per le quali sarebbe sufficiente l’esibizione del titolo per ottenere il pagamento in dobloni sonanti fanno ridere addirittura i polli, diventati ormai colleghi dei tanti italiani bombardati di continuo da messaggi pubblicitari irreali e demenziali che non si accorgono come al potere dello Stato si è sostituito quello dei banchieri. Forse occorrerebbe una causa pilota se non addirittura una class action nelle quali i prenditori di assegni dovrebbero rifiutare questi ultimi come mezzo di pagamento avendo efficacia liberatoria nei confronti del traente. Probabilmente però interverrebbe la giustizia a dare soddisfazione ai nuovi impuniti padroni”.

 

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