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Responsabilità civile dei magistrati, l’analisi di Sirchi

Il responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti: “Le nuove norme rispondono al principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge art. 3 della Cost., in modo tale da evitare che i responsabili di gravi condotte si sottraggano a qualsivoglia azione di responsabilità e magari vengano anche premiati con avanzamenti di carriera”

Roma  -  Approvata alla Camera con 265 sì, 51 no e 63 astenuti la legge sulla responsabilità civile dei magistrati, varata in modifica della legge Vassalli del 1988. Fermo restante il principio della responsabilità indiretta, in base al quale il cittadino che ritiene di aver subito un danno ingiusto cita lo Stato lasciando poi a quest’ultimo l’onere di rifarsi in seconda battuta sul giudice, la neonata legge di riforma amplia le possibilità di ricorso da parte del cittadino, innalzando la soglia economica di rivalsa fino a metà stipendio, eliminando il filtro di ammissibilità e introducendo la possibilità di agire anche in caso di negligenza grave e travisamento del fatto e delle prove.

In merito alle riforme introdotte dalla nuova legge, Massimiliano Sirchi, responsabile per la Giustizia dell’Italia dei Diritti, si è così espresso: “Le recenti modifiche apportate alla legge sulla responsabilità civile dei magistrati colmano un vuoto normativo di anni. Nonostante i timori ‘interessati’ del presidente dell'ANM occorre precisare che nessuno intende pregiudicare il principio di autonomia ed imparzialità del potere giudiziario, tanto è vero che l'azione civile risarcitoria, privata del filtro di ammissibilità dell'azione, potrà essere introdotta solo nei confronti dello Stato e non del singolo magistrato.  A ciò si aggiunga che l'eventuale rivalsa nei confronti del giudice resosi responsabile di ‘violazione manifesta della legge o di macroscopico travisamento dei fatti’, è limitata alla metà dello stipendio netto annuale, e quindi a circa  25.000,00 euro, che potrebbero essere coperti da una normale assicurazione come accade per tutti i cittadini italiani. Da non dimenticare poi che più volte anche la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha condannato l'Italia perché la vecchia legge Vassalli non prevedeva il risarcimento di danni cagionati da un provvedimento giudiziario conseguente al travisamento del fatto o della prova e perché nei pochissimi casi di condanna del magistrato il risarcimento appariva quasi insignificante se non impossibile. Le nuove norme rispondono, pertanto, al principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, art. 3 della Cost., in modo tale da evitare che i responsabili di gravi condotte si sottraggano a qualsivoglia azione di responsabilità e magari vengano anche premiati con avanzamenti di carriera, il caso Tortora insegna. E poi non dimentichiamoci che sull'azione risarcitoria avanzata da un cittadino nei confronti di un magistrato, vi è la garanzia che la decisione verrà adottata da altri magistrati”.

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