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Dure condanne in primo grado a Casalesi, la soddisfazione di Barbato

Il responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti: “Quando arrestarono Setola non c’era personale sufficiente e nemmeno era possibile fare straordinari. In procura decisero di continuare a lavorare gratis pur di catturare un pericoloso latitante della Camorra”

 

 

Roma – I giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno emesso la condanna di primo grado per trentacinque imputati appartenenti all’ala stragista del clan dei Casalesi e capeggiati da Giuseppe Setola. Quest’ultimo è stato condannato a ventinove anni di reclusione, mentre nove anni sono stati dati all’altro boss Francesco Bidognetti.

 

Francesco Barbato, responsabile per le Mafie e la Criminalità Organizzata dell’Italia dei Diritti, ha dichiarato: “Si riesce a fare giustizia grazie al sacrificio e al volontariato della magistratura e delle Forze dell’ordine campane. Quando arrestarono Setola non c’era personale sufficiente e nemmeno era possibile fare straordinari. Il boss viaggiava sulla tangenziale di Napoli e, per seguirlo, in procura decisero di continuare a lavorare gratis pur di raggiungere il prezioso obiettivo e catturare un pericoloso latitante della Camorra.

Atteso che ad oggi – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – i magistrati del pool anticamorra dalle ore 18 non hanno più la scorta e che dopo le ore 15 non sia più possibile fare straordinari, di fatto significa paralizzare la procura di Napoli.

L’aiuto che il governo Berlusconi dà è quello di mettere in ginocchio gli uffici giudiziari del capoluogo partenopeo non facendoli funzionare dopo le ore 15, meno male che abbiamo quei magistrati e quelle Forze dell’ordine! E dire che questo governo, per anni, ha sbandierato e ha preso il merito degli arresti dei capiclan e delle confische dei beni alle mafie.

Un grazie infinite, quindi – conclude Barbato – , ai magistrati, agli uffici amministrativi, alla polizia giudiziaria e a tutte le Forze dell’ordine campane che, malgrado il lavoro contrario dell’esecutivo conclusosi, tra l’altro, con l’invio degli ispettori nelle procure di Napoli e di Bari, restano il vero presidio a tutela della legalità”. 

 

 

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