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Roma città più povera d’Italia, l’analisi della Nieddu

La viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti: “Lo Stato è sempre meno uno Stato sociale, ne è comprova l’ultima finanziaria approvata, che prevede profonde penalizzazioni per le politiche sociali”

 

 

Roma -  La Comunità di Sant’Egidio parla chiaro: Roma e Lazio sono teatro di una povertà profonda e dilagante. Nella sola Capitale, centomila persone vivono sotto la soglia di povertà ed il tasso di disoccupazione è superiore alla media nazionale.

 

 

“I problemi riscontrabili nel rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio elaborato dalla Comunità di Sant’Egidio – osserva Anna Nieddu, viceresponsabile per il Lazio dell’Italia dei Diritti -, che lavora capillarmente sul territorio ed alla quale va, quindi, la massima credibilità, non sono solamente regionali bensì investono l’intero paese. Roma, essendo una grande città e sostanzialmente di passaggio anche per molti immigrati, presenta una criticità maggiore”.

 

I dati recentemente diffusi, rivelano la città eterna prima nella lista nera degli sfratti. Ogni giorno, sono ventotto i nuclei familiari sfrattati per morosità nel pagamento degli affitti.

 

“Mentre una piccola parte della popolazione gode di innumerevoli privilegi, la maggior parte dei cittadini è in difficoltà – continua l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro -. Lo Stato è sempre meno uno Stato sociale, ne è comprova l’ultima finanziaria approvata, che prevede profonde penalizzazioni per le politiche sociali. Inoltre, le piccole e medie imprese devono fare i conti con il fenomeno della delocalizzazione, che fa aumentare proporzionalmente la disoccupazione. D’altra parte occorre sottolineare l’enorme sforzo compiuto dall’assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Roma, che cerca di far funzionare le cose anche senza denaro. E’ la grande solidarietà sociale – precisa la Nieddu -, che garantisce ancora quel poco di assistenza. La straordinaria capacità di persone che si prestano a lavorare come volontari, apportando un grande contributo umano, non può colmare l’enorme carenza di risorse finanziarie”.

  

 

 

 

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